Vercelli, uno scrigno di opere d’arte circondato da un paesaggio disegnato da agricoltori
di Eugenio Buffa di Perrero
Il Vercellese, estremo lembo della Pianura Padana, si distende ai piedi della corona alpina.
Il Monte Rosa, sempre coronato da nubi, domina campi vastissimi, che ad ogni primavera, vengono allagati per la coltivazione del riso, creando suggestioni lagunari.
In questo paesaggio disegnato dall’acqua, ancora oggi, si trova una città di origine antichissima, che custodisce tesori eccezionali ingiustamente dimenticati: Vercelli.
La città, abitata già in tempi remoti, ebbe un ruolo fondamentale sin dall’Età Romana: qui, nel 371, morì Sant’Eusebio, primo vescovo e patrono del Piemonte e qui, nel 1150, nacque Giacomo Guala Bicchieri, cardinale che, in missione per la Santa Sede, partecipò alla stesura della Magna Charta, la più antica testimonianza della legge costituzionale nel mondo anglosassone.
Per diversi secoli, infatti, Vercelli fu uno dei centri più vivi della Via Francigena: ogni anno, dal Nord Europa, migliaia di pellegrini raggiungevano Roma, sostando in questa città.
Vercelli si arricchì di pievi, abbazie e chiese meravigliose, dove l’arte romanica incontrava gli influssi del gotico, come nella Basilica di Sant’Andrea.